Geografia[modifica | modifica wikitesto]

North Sentinel è una delle due isole Sentinel che si trovano nel golfo del Bengala. È situata 36 km a Ovest di Wandoor, un piccolo villaggio vicino alla punta meridionale dell’isola di Andaman Meridionale[3], 50 km a Ovest di Port Blair e 59,6 km a nord della sua controparte, South Sentinel. Ha una superficie di circa 59,67 km² e un profilo approssimativamente quadrato[1].

L’isola è circondata da una barriera corallina, manca di porti naturali e, eccetto le scogliere, è interamente ricoperta da foresta[4]. North Sentinel è contornata da una stretta spiaggia, dietro la quale il terreno si innalza di circa 20 m e poi gradualmente tra i 46[5] e i 122 m in prossimità del centro[6]. Le barriere si estendono intorno all’isola tra gli 800 e i 1290 m dalla riva[6]. Un isolotto boscoso, Constance Island o anche Constance Islet, si trova a circa 600 m dalla costa sudorientale, ai margini della barriera corallina[6].

Il terremoto che colpì l’Oceano Indiano nel 2004 inclinò la placca tettonica sotto l’isola, sollevandola di 1 o 2 metri. Grandi tratti delle barriere coralline circostanti rimasero esposte, diventando terre asciutte o trasformandosi in lagune superficiali, estendendo i confini dell’isola in mare fino a un km sui lati Ovest e Sud, unendo Constance Island all’isola principale[7][8].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Gli onge[9] erano consapevoli dell’esistenza dell’isola di North Sentinel e il loro nome tradizionale per indicarla era Chia daaKwokweyeh[3][10]. Per quel poco che è stato osservato dei sentinelesi in maniera remota, è stato rilevato che gli onge hanno con questi forti somiglianze culturali. Tuttavia gli onge che furono portati sull’isola dai colonizzatori britannici nel corso del XIX secolo non furono in grado di comprendere la lingua sentinelese, è quindi ipotizzabile un significativo periodo di separazione tra i due popoli[3][10].

La dinastia Chola[modifica | modifica wikitesto]

Rajendra Chola I (1014-1044 d.C.), uno dei re della dinastia tamil Chola, conquistò le isole Andamane e Nicobare per usarle come base strategica navale per lanciare una spedizione navale contro l’Impero Srivijaya (un impero buddista con base sull’isola di Sumatra, in Indonesia). I tamil chiamarono le isole Tinmaittivu (“Isole della Forza / del Valore / della Verità” in lingua tamil)[11].

L’impero Maratha[modifica | modifica wikitesto]

Le isole Andamane e Nicobare nel loro complesso fornirono una base marittima temporanea nel XVII secolo per le navi dell’impero Maratha. L’ammiraglio della marina Maratha, Kanhoji Angre stabilì la supremazia navale con una base nelle isole e gli si riconosce il merito di aver annesso queste isole all’India[12][13][14][15].

Le visite britanniche nel XIX secolo[modifica | modifica wikitesto]

Passando davanti all’isola nel 1771, l’agrimensore britannico John Ritchie osservò “una moltitudine di luci” da un natante idrografico della Compagnia britannica delle Indie orientali, il Diligent[3][10][16]. Homfray, un funzionario inglese, visitò l’isola nel marzo 1867, scortato da forze di polizie e da un piccolo gruppo di andamanesi[17].

Verso la fine della stagione dei monsoni di quello stesso anno, la Ninive, una nave mercantile indiana, finì distrutta su una barriera corallina vicino all’isola. I 106 sopravvissuti tra passeggeri ed equipaggio, sbarcarono sulla spiaggia con le scialuppe della nave e furono costretti a difendersi dagli attacchi dei sentinelesi. Alla fine furono trovati e tratti in salvo da una squadra di salvataggio della Royal Navy[10].

Nel gennaio 1880 una spedizione guidata da Maurice Vidal Portman, un amministratore del governo che sperava di osservare gli indigeni e le loro abitudini, sbarcò con successo sull’isola. Il gruppo trovò una rete di sentieri e numerosi piccoli villaggi abbandonati. Dopo alcuni giorni la spedizione catturò sei sentinelesi (una coppia di anziani e quattro bambini) e li portò a Port Blair. L’ufficiale coloniale responsabile dell’operazione scrisse che l’intero gruppo “si è ammalato rapidamente, e il vecchio e sua moglie sono morti, così i quattro bambini sono stati riportati a casa con numerosi doni”[17].

Il 27 agosto 1883, dopo l’eruzione del Krakatoa, fu effettuato da Portman un secondo sbarco sull’isola in quanto le esplosioni del vulcano furono erroneamente scambiate per dei colpi di cannone e questi interpretati come richiesta di soccorso da parte di una nave. Una squadra di ricerca sbarcò su North Sentinel e lasciò doni per gli indigeni, prima di fare ritorno a Port Blair. Tra il gennaio 1885 e il gennaio 1887, Portman visitò l’isola diverse altre volte[17].